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sabato 5 novembre 2011

PRIORITA' DEI NOSTRI POLITICI ? NON DI CERTO IL BENE DEL PAESE !

E' veramente incredibile come in un momento simile i Sigg.ri a Roma continuino a farsi i fatti loro. 
Non sanno far altro che continuare a ripetere che Berlusconi deve dimettersi. 
Nessuno pensa invece a cercare il modo più indolore possibile per il popolo, affinchè questo momento venga superato, magari unendo le forze con i "nemici" politici ??? 
Per carità, Berlusconi non doveva nemmeno esserci li dov'è, ma ce lo abbiamo mandato e adesso ce lo teniamo, anche se, si da un gran da fare per "sistemare" le sue questioni personali e di qualche amico. 
Ma al momento non credo sia questa la priorità....
Ripeto, non doveva nemmeno esserci lì dov'è !
Forse qualcuno prende in considerazione che non è il momento di creare certe ostilità ?
Se ce n'era bisogno, ancora un'ennesima volta ci stanno dando dimostrazione che non gli frega niente del popolo italiano e che, tutti i politici, nessuno escluso, pensano solo ed esclusivamente al proprio tornaconto. 
Una ulteriore dimostrazione di come i politici sono lì solo per arraffare quanto più è possibile e non per il bene della popolazione, anzi....
Ma che una buona volta mettessero in prima linea, davanti a tutto e tutti, i problemi del paese che vanno risolti con notevole urgenza e con il sacrificio di tutti, invece di pensare ad accrescere la loro popolarità ed il volume dei loro portafogli personali !

                                               VERGOGNA !!!   










VERTICE NOTTURNO PDL:
"BERLUSCONI LASCI"

Sabato 05 Novembre 2011 - 09:27



ROMA - Il vertice che si è tenuto nella notte a Palazzo Grazioli ha assunto toni drammatici: Denis Verdini, Gianni Letta e Angelino Alfano, tutti da Silvio Berlusconi per fare il punto sui numeri a disposizione della maggioranza alla Camera.
I numeri parlano chiaro: la maggioranza a disposizione della coalizione è risicata ma la situazione potrebbe ancora peggiorare. Con il passare del tempo il rischio di perdere altri pezzi sarebbe alto, sarebbe stato il ragionameto fatto da Verdini ai presenti, secondo quanto si e' appreso in ambienti del Pdl. Tant'e' che tra i fedelissimi in pochi credono che la situazione sia ancora sostenibile e si moltiplicano le richieste al premier di compiere un passo indietro. In sostanza, il rischio di andare sotto, o comunque non avere una maggiroanza autosufficiente, alla prima votazione importante sulle misure anticrisi potrebbe diventare una possibiltia'. Da qui un invito alla prudenza sarebbe stato rivolto al premier in vista delle prossime mosse in Parlamento e sul tentativo di recuperare altri consensi e mantenere l'asticella almeno a quota 316. Al momento i numeri ci sono -ha spiegato il coordinatore del partito - ma sono risicati e, vista la situazione, potrebbero diventare un problema serio, con un forte rischio domino tra gli scontenti. Quindi occorre una riflessione attenta su come procedere. Il Cavaliere ha ascoltato con attenzione e - sempre secondo quanto si e' appreso - avrebbe ribadito la volonta' di andare avanti.

''Non vi preoccupate - ha spiegato ai suoi interlocutori - parlo io con gli scontenti e cerco di convincerli ad uno ad uno''. Il premier non e' stato sottoposto ad un vero e proprio ultimatum interno ma ha convenuto sulla necessita' di porre la 'dead line' entro le prossime settantadue ore per prendere una decisione. Cioe' prima che la Camera sia chiamata a votare il rendiconto generale dello Stato nella convinzione che questo provvedimento non possa passare grazie solo al gioco delle astensioni con una maggioranza numerica ridotta all'osso.


Da : www.leggo.it

venerdì 4 novembre 2011

ENTRO NOVEMBRE NUOVE MISURE ANTI CRISI - TENIAMOCI PRONTI A PAGARE ANCORA !

Premier, abbandonare maggioranza è un tradimento

Fiducia su misure anticrisi, definite in 10-15 giorni. Napolitano: 'Dopo valutero' quadro'

Ansa - 04 novembre, 17:36








CANNES - Abbandonare la maggioranza e' un atto di tradimento, ma i numeri li abbiamo ancora, sono convinto di riprendere i dubbiosi. Lo ha detto il premier, Silvio Berlusconi, in una conferenza al termine della conferenza del G20.

MAGGIORANZA SOLIDA, ANDREMO AVANTI  - "Noi siamo al Governo ed abbiamo una maggioranza solida e quindi continueremo a governare". Così Silvio Berlusconi da Cannes

OK PARLAMENTO MISURE ENTRO NOVEMBRE  - Le misure anti-crisi concordate con l'Europa saranno adottate dal Parlamento entro la fine di novembre. Lo ha detto Silvio Berlusconi, in conferenza stampa a Cannes. Il Senato approverà le misure inserite nella legge di stabilità entro il 15 novembre per essere poi "attuate dalla fine dell'attuale mese di novembre", ha detto il presidente del Consiglio

'SCONTENTI' TORNERANNO SU LORO POSIZIONI  - "Gli scontenti torneranno sulle loro posizioni". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20. "Sono persone che ritengono di essere state scavalcate, sono reazioni molto umane e molto comprensibili ma sono sicuro che quando incontrerò queste persone ritorneranno sulle loro posizioni", ha aggiunto Berlusconi

FMI FA MONITORAGGIO MA NO LIMITI PER ITALIA  - Il monitoraggio sull'Italia da parte dell'Fmi "non comporta nessuna limitazione" per l'Italia perché si tratta di una semplice "certificazione esterna". Lo ha detto Silvio Berlusconi da Cannes. Sarà un monitoraggio delle politiche dell'Italia su base trimestrale, ha tra l'altro detto il premier

ITALIA RIFIUTATO FONDO FMI  - "Il Fondo monetario ci aveva offerto dei fondi che noi abbiamo rifiutato". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi da Cannes

ATTACCO A TITOLI MODA PASSEGGERA  - "Noi pensiamo che sia una moda passeggera il fatto che i mercati si avventano sui titoli del debito" italiano. Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20

'FIDUCIA QUASI OBBLIGATORIA, LA METTEREMO'  - "Con l'attuale architettura istituzionale italiana, che è fatta per rendere difficili le decisioni, io credo che il ricorso alla fiducia sia una fatto quasi obbligatorio e quindi continueremo a porre la fiducia". Lo ha detto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi da Cannes

IN ITALIA NON SI SENTE FORTE CRISI  - "Mi sembra che in Italia non ci sia una forte crisi. La vita in Italia è la vita di un Paese benestante, i consumi non sono diminuiti, per gli aerei si riesce a fatica a prenotare un posto, i ristoranti sono pieni". Lo ha detto il premier Silvio Berlusconi nella conferenza stampa al termine del G20

CAMBIO EURO IMPOVERITO PARTE ITALIANI - "Con l'adozione dell'euro si sono verificati degli impoverimenti di una fascia consistente della popolazione italiana". Così Silvio Berlusconi, da Cannes, che tuttavia precisa: "non è colpa dell'euro ma è colpa del cambio euro-lira fatto da quel governo che è stato penalizzante per l'Italia"

RADICALI, IMPROBABILE LA NOSTRA FIDUCIA - I Radicali ritengono improbabile una loro fiducia al governo. "Una cosa - spiega il presidente Silvio Viale - è valutare le proposte e i provvedimenti nel merito ed eventualmente votarli, altra cosa è dare la fiducia al governo."

MARONI SE GOVERNO CADE CI SONO ELEZIONI
-"Lo abbiamo detto: se cade il governo ci sono solo le elezioni, è molto semplice. Il nostro scenario è questo". Così il ministro dell'INterno Roberto Maroni ha risposto ai giornalisti al termine di un incontro con i giovani padanindi Varese.
A chi gli faceva notare alcuni recenti sodaggi che danno la Lega Nord in flessione di consensi, Maroni ha replicato: "Ne vedo tanti di sondaggi ma non me ne occupo, non mi interessano". La forza della Lega sta "nella coerenza, la coerenza è nei programmi e nei progetti" sostenuti fin dal 1991. Il ministro questa sera a discusso del "futuro" per oltre quattro ore, fino a tarda notte, con i giovani del movimento.

PDL PERDE PEZZI,GOVERNO SOTTO MAGGIORANZA ASSOLUTA
di Serenella Mattera
Indietro di un anno. E' lì che l'addio al Pdl di Ida D'Ippolito e Alessio Bonciani riporta il governo. Al di sotto della maggioranza assoluta alla Camera. Dai 316 voti ottenuti con l'ultima fiducia, si scende di nuovo alla 'quota 314' raggiunta a fatica il 14 dicembre 2010, dopo l'uscita dei finiani. Ma il rischio è quello di calare ancora. Perché se si considera il voto in bilico di una variegata galassia di 'scontenti', le distanze con l'opposizione (da oggi virtualmente a 'quota 306'), potrebbero farsi ancor più sottili: alla prossima 'conta' basterebbe una manciata di 'no' o una decina di astensioni, per sfiduciare Berlusconi. Dopo il passaggio all'Udc formalizzato oggi da D'Ippolito e Bonciani, la maggioranza a Montecitorio scende a 314 deputati (senza contare i pidiellini Alfonso Papa, ai domiciliari, e Pietro Franzoso, malato). Ma la fotografia dei numeri non tiene conto degli 'indecisi', le cui fila si ingrossano sempre più. Non è più incondizionata, infatti, la fiducia al governo dei sei firmatari della lettera al premier per chiedere un allargamento della maggioranza. E se due di loro, Fabio Gava e Giustina Destro, già l'ultima volta si erano astenuti, gli altri (Roberto Antonione, Isabella Bertolini, Giancarlo Pittelli e Giorgio Stracquadanio) sono ancora annoverati nei 314 e potrebbero dunque poter far mancare quattro voti. In fibrillazione sono anche gli ex Fli, oggi al Misto, Andrea Ronchi, Adolfo Urso, Pippo Scalia e Antonio Buonfiglio. Mentre una nota dei repubblicani (Pri) avverte che il 'si'' di Francesco Nucara al governo non è scontato. Intanto, continuano a perdere pezzi gli ex Responsabili: dopo l'addio del loro ex capogruppo Luciano Sardelli (che già il 14 ottobre si è astenuto sulla fiducia), lasciano il gruppo Popolo e territorio per formare una componente del Misto Arturo Iannaccone, Elio Belcastro e Americo Porfidia. I tre assicurano fiducia al governo, ma aggiungono: "al momento". Mentre Pippo Gianni, ancora membro di Pt, in un'intervista dice che al 75-80% voterà la sfiducia, salvo poi frenare. E Domenico Scilipoti, sibillino: "Potrei votare sì come potrei votare no". Restano intanto in una posizione critica verso il governo coloro che all'ultimo voto si sono astenuti: Destro e Gava (firmatari della lettera), Sardelli, l'ex finiano Buonfiglio, Santo Versace e Calogero Mannino. E anche Antonio Milo, che allora aveva optato in extremis per il 'si'', potrebbe cambiare idea. Ma anche dal Pdl potrebbero venire altre 'emorragie' di voti, si sussurra a Montecitorio. Non fa presagire nulla di buono, del resto, il continuo emergere di 'malpancisti'. Come Giuliano Cazzola, che dichiara: "Io non tradisco, ma Berlusconi deve trattare una resa onorevole invece di essere schiantato". Quanto all'opposizione, l'ultima volta (considerati gli assenti) si è fermata a 'quota 301'. Mentre adesso a ranghi completi il potenziale dei 'no' è a 306. Ma si guarda con un po' di apprensione ai sei radicali. Il 14 ottobre hanno votato contro il governo, ma dopo il progressivo allontanamento dal Pd degli ultimi tempi, nulla viene dato per scontato.


NAPOLITANO: VALUTERO' IN BASE ATTIVITA' PARLAMENTO - ''I prossimi sviluppi dell'attivita' parlamentare mi consentiranno di valutare concretamente la effettiva evoluzione del quadro politico-istituzionale'' ha dichiarato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.che oggi ha ricevuto al Quirinale il leader del Pdl Angelino Alfano e quelli della Lega Umberto Bossi e Roberto Calderoli. 'In Parlamento - ha proseguito Napolitano - sono tutti liberi di agire assumendosi le responsabilita' di fronte all'Italia e all'Unione europea. ''Credo di poter dire ai nostri partner europei, agli osservatori internazionali, e al mondo degli investitori finanziari, che le forze politiche fondamentali, sia di maggioranza sia di opposizione, sono consapevoli della portata dei problemi che l'Italia deve affrontare con urgenza e attraverso sforzi coerenti e costanti nel tempo'' dice il Capo dello Stato che aggiunge:'' Gli obbiettivi sono seriamente riconosciuti come impegnativi dal più ampio arco delle parti politiche e sociali'', certo che tute le formazioni politiche siano consapevoli della situazione della crisi economiche e che gli obiettivi del risanamento siano prioritari per il Paese.
 
BOSSI A NAPOLITANO, MEGLIO VOTO CHE GOVERNO TECNICO ''Gli abbiamo detto che preferiamo andare al voto che il governo tecnico''. Cosi' il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, riferisce ai cronisti l'esito dell'incontro con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. I cronisti chiedono al leader del Carroccio se il governo regge. ''Non si e' parlato di questo'', replica il ministro. ''Si e' parlato se preferiamo le elezioni o no. Ho detto: 'presidente, lei fara' quel che...'', prosegue Bossi non completando la frase. I giornalisti chiedono se Napolitano abbia parlato di governo tecnico: ''No'', e' la risposta del leader 'lumbard' che afferma anche di non aver ancora sentito telefonicamente Silvio Berlusconi.

ALFANO: NO A RIBALTONI "In questa legislatura c'e' solo questo governo, non possono esserci governi che nascono da giochini di Palazzo. O avanti fino al 2013 o chiederemo il voto''. E' quanto il segretario del Pdl Angelino Alfano riferisce di aver detto a Giorgio Napolitano incontrato questa mattina al Quirinale. Il segretario del Pdl ha incontrato il capo dello stato insieme ai capigruppo Gasparri e Cicchitto. ''Vogliamo andare avanti fino al 2013 con questo governo presieduto da Silvio Berlusconi. Abbiamo i numeri per poter reggere questa nostra ambizione e un programma concordato nella lettera all'Ue", ha poi detto Alfano.''Quali sarebbero le buone cose che farebbe un ipotetico governo del ribaltone? Esaminiamo e facciamole insieme. Invito l'opposizione a pensare prima al bene comune e poi al bene delle due coalizioni e del governo''. Lo dice il segretario del Pdl Angelino Alfano in conferenza stampa aggiungendo: ''Speriamo che vengano messe da parte pregiudiziali personali e venga portato avanti il bene comune per avere una maggioranza piu' ampia e approvare i provvedimenti con i quali noi intendiamo adempiere agli impegni assunti con l'Ue''.
 
CALDEROLI DOPO QUIRINALE, VA BENE, ANCHE MEGLIO - ''Sempre bene, anche meglio''. Cosi' il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli, entrando a Montecitorio, risponde ai giornalisti che gli chiedono come sia andato l'incontro dei vertici del Carroccio con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

FINI, BERLUSCONI E' BURATTINO IN TEATRINO POLITICA - ''Berlusconi e' diventato il burattino principale del teatrino politico italiano. Si assuma le sue sue responsabilita' ''. Lo afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ad Agora su Rai 3. ''Nessuno auspica che Berlusconi se ne vada per dar vita a un governicchio. Berlusconi lascia o non ha la maggioranza? Se non si riesce a dar vita ad un governo di larghe intese composto da tutte le forze che si sentono in grado di presentare grandi sacrifici va bene, altrimenti e' meglio che si vada a votare''. Lo afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ad Agora' su Rai 3. ''La Confindustria, che non e' proprio un'organizzazione bolscevica dice: mettiamo una tassa sui patrimoni gli italiani lo capiscono benissimo. Se, al contrario, dicono, interveniamo sul mercato del lavoro, rendendo piu' facili i licenziamenti, gli italiani qualche motivo per arrabbiarsi credo lo abbiano. Berlusconi e' contrario e tutti hanno capito il perche'. Perche' difende i suoi interessi'' afferma il presidente della Camera. ''Possiamo continuare ad andare avanti con un esecutivo che, se sta bene, va avanti con un voto? Non credo sia nell'interesse del Paese'' continua.

GENOVA - TESTIMONIANZA DI UN SOCCORRITORE

LA TESTIMONIANZA Soccorritore, ho potuto salvarne soltanto due

 

 

Il drammatico racconto dei soccorsi a via Fereggiano

Ansa - 04 novembre, 18:22
 
 
GENOVA - "Il ragazzino gridava 'c'é la mamma c'é la mammà ma io non la vedevo più, non ho potuto fare nient'altro. Sono riuscito a tirare fuori lui e un anziano, che tra l'altro conosco. Ma gli altri non si vedevano piu": è il drammatico racconto di Francesco Plateroti, 45 anni, che abita al n. 2 di via Fereggiano, dove l'alluvione ha ucciso cinque persone.
Il soccorritore ne ha salvati due, Domenico Sanfilippo, 15 anni, e il suo amico Ranieri, di oltre 60. Erano rimasti aggrappati alla ringhiera del sottoscala dove sono morte le altre persone travolte dall'onda di piena. "Non riuscivo a tirare fuori quel ragazzo - ha detto Francesco - perché la corrente lo tirava giù. Gridava aiuto. Poi ho trovato un arbusto e glielo ho allungato e non so come l'ho tirato fuori. L'altro signore non è riuscito proprio a muoverlo, era troppo pesante, era incastrato. Gli ho detto di girarsi, lui si è mosso e non so come sono riuscito a tirarlo fuori". "Poveretto. Quel ragazzo mi gridava che c'era la sua mamma - continua - ma io non li vedevo".
 
  

ALLUVIONE QUESTO POMERIGGIO A GENOVA

Ci risiamo.... Piove di nuovo ed un'altra città è sommersa.... 
Alluvione breve ma intenso. 
La cosa più triste in tutte queste disgrazie che si susseguono è che esseri umani ci rimettono  la vita. 
Fino a questo momento (h.18,45 del 04/11/2011) si contano 6 morti, di cui 2 bambine e diversi dispersi. 


L'Italia non riesce a liberarsi dall'emergenza maltempo. In questo autunno del 2011 poche ore di pioggia intensa sembrano mandare in tilt intere città. E' successo a Roma il 20 ottobre, si è ripetuto, in modo drammatico nelle Cinque Terre il 25 ottobre, con un bilancio di almeno nove morti. E torna ora, venerdì 4 novembre, a Genova, dove un'ondata di maltempo in sola mezza giornata fa scattare l'emergenza e blocca l'intero capoluogo ligure.
L'acqua caduta ha causato l'esondazione del Bisagno e del torrente Ferreggiano, che hanno invaso le strade portandosi dietro oggetti e automobili. A chi rimane intrappolato in casa spesso non resta che raccontare con video e foto l'assedio dell'acqua per far toccare con mano la situazione che stanno vivendo.  Qui sotto i video pubblicati su Youtube venerdì 4 novembre, mentre cliccando qui si possono vedere le foto pubblicate su Facebook.



Raccolta di video amatoriali sull'alluvione di questo pomeriggio a Genova


Quì due video amatoriali, montati insieme e caricati su youtube, mostrano         la situazione in c.so Sardegna

Quì allagamento in via Tortosa.

Quì borgoratti

Altri video dell'alluvione del 04/11/11 a Genova li trovi  Quìquìquì

ITALIA - SORVEGLIATA SPECIALE DAL RESTO DEL MONDO !

Ecco i risultati, ecco dove ci hanno portato i nostri cari politici che abbiamo mandato a rappresentarci.  Grazie !!!

 

 

 

G20, VAN ROMPUY: "PER L'ITALIA
CONTROLLO OGNI TRE MESI"



Venerdì 04 Novembre 2011 - 13:36



CANNES - È braccio di ferro fra l'Italia e i Paesi europei del G20 sul ruolo del Fondo monetario internazionale nella verifica del rispetto degli impegni assunti da Roma con l'Europa. Un confronto tutto 'politicò che va al di là del 'wording' della dichiarazione finale, e cioè della definizione delle parole da inserire nelle conclusioni del summit di Cannes. Il governo di Silvio Berlusconi non accetta il termine «monitoraggio» da parte degli ispettori di Washington, preferendo limitare l'intervento del Fondo a semplici «consigli» ('advices'). Dietro la disputa sulle parole si nasconde il tentativo di Roma di evitare la sorveglianza di un secondo organismo internazionale. Come ha riconosciuto infatti lo stesso Berlusconi il 27 ottobre scorso al termine dell'estenuante maratona notturna dell'ultimo vertice di Bruxelles, l'Italia ha acconsentito a subire un monitoraggio da parte della Commissione Ue. Ora, però, Francia e Germania insistono affinchè Roma sia sottoposta anche ad una sorveglianza 'strettà da parte dell'organismo di Washington. «Siamo impegnati attivamente a trovare il modo di combattere la speculazione, specialmente nei confronti dell'Italia», ha affermato ieri sera il ministro delle finanze tedesche Wolfgang Schauble. La differenza fra 'monitoraggiò e 'advicè non è solo semantica, ma anche pratica: «I consigli si possono rifiutare; se sei monitorato no», spiega una fonte europea. Ed è quello che 'spaventà Roma. Altra questione riguarda l'ipotesi di un aiuto concreto all'Italia da parte del Fondo. Nonostante il governo italiano continui a negare che «si sia discusso di una linea di credito in favore dell'Italia», fonti delle istituzioni europee confermano che una simile ipotesi è stata affrontata ieri durante il vertice fra i Paesi dell'area euro. E l'Italia, almeno stando alle stesse fonti, ha declinato l'offerta di Christine Lagarde - si parla di una cifra per ora intorno ai 45 miliardi di euro - ritenendo che le misure in via di approvazione sono più che sufficienti. Occorre ricordare, infine, che al G20 si sta discutendo di quanto aumentare la capacità di prestito del Fmi. Un modo per ampliare la potenza di fuoco del Fondo per sostenere i Paesi a rischio di Eurolandia. Compresa dunque l'Italia.

VAN ROMPUY: «CONTROLLI OGNI TRE MESI» «L'Italia ha invitato l'Fmi a valutare ogni trimestre l'attuazione delle misure» annunciate, «ma ha soprattutto dato alla Commissione Ue la missione di verificare le misure in modo dettagliato e di vigilarne l'esecuzione». Lo ha detto Herman Van Rompuy, presidente Ue: «è molto importante per la credibilità».


BARROSO: «ITALIA HA CHIESTO IL MONITORAGGIO» «L'Italia ha deciso di sua iniziativa di chiedere al Fondo monetario internazionale di monitorare i suoi impegni»: lo ha detto al G20 di Cannes il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso. Barroso ha detto che la decisione dell'Italia è «un passo importante» per Bruxelles. L'Italia, ha spiegato il presidente della Commissione Ue, ha chiesto «volontariamente al FMI di monitorare l'applicazione dei suoi impegni». «Nelle prossime settimane - ha aggiunto Barroso - monitoreremo la situazione dell'Italia e la sua capacità di rispettare gli impegni. È importante per tutti i paesi membri dell'Ue».

NAPOLITANO PREOCCUPATO «Il momento è molto difficile e duro per il Paese. Quel che è essenziale è questa bella partecipazione di tutte le generazioni». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, partecipando a Bari alla commemorazione per l'eccidio di antifascisti avvenuto nel capoluogo pugliese, il 28 luglio 1943.


IL SUMMIT Il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sono arrivati insieme al Summit di Cannes con l'obiettivo di rassicurare i partner. Il debito pubblico pesa come un macigno e resta «il problema», ma l'Italia, avrebbe fatto presente il premier parlando ai partner del G20, ha sempre onorato sia il debito che gli impegni europei e internazionali. Anche le misure annunciate qualche giorno fa nella lettera a Bruxelles verranno attuate in 10-15 giorni. E comunque l'Italia è impegnata nell'attuazione delle riforme, nella riduzione del debito e nel raggiungimento del pareggio nel 2013. Il caso Italia non passa dunque sotto silenzio al G20 di Cannes, nonostante la bufera sulla Grecia. I Grandi approvano le misure ma fanno pressing per la loro messa in atto. Nei tempi più rapidi possibili.

Secondo quanto si apprende, a sollecitare l'Italia ad una concretizzazione degli impegni è stato soprattutto il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso ma anche il padrone di casa, il presidente francese Nicolas Sarkozy. «Il presidente Silvio Berlusconi ci ha riferito oggi i risultati della riunione del governo italiano. Ne abbiamo preso atto con interesse, ma anche lui sa che la questione non è il contenuto del pacchetto ma se sarà applicato», ha detto chiaramente al termine dei lavori della prima giornata a Cannes. Anche il cancelliere tedesco Angela Merkel sollecita: «L'Italia e la Spagna devono andare avanti con l'attuazione delle riforme economiche». Per il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, «l'Italia ha un'economia forte, ma devono stare molto attenti e devono attuare tutto ciò che hanno promesso. Questa è una questione di credibilità. La credibilità è cruciale per l'Italia in questi giorni». Per gli Stati Uniti parla il consigliere di Barack Obama Ben Rhodes: «Per l'Italia vale il discorso della Grecia. Se ci sono cambiamenti di governo non cambiano i problemi del Paese». La prima assicurazione è che le misure del maxi-emendamento alla legge di bilancio, varato ieri dal cdm, saranno legge nel giro di due settimane perchè il governo ricorrerà alla fiducia. Dismissioni, liberalizzazioni, pensioni, abolizione delle tariffe fisse e deregulation per le imprese. Sono alcune delle misure contenute nel maxi-emendamento alla legge di stabilità che Silvio Berlusconi ha illustrato ai partner europei del G20. Si aprirà anche una trattativa con i sindacati sulla delicata questione della riforma del mercato del lavoro che prevede l'annunciata e già contestata misura sui licenziamenti

SARKOZY: "FIDUCIA NELL'ECONOMIA ITALIANA"  «Ho fiducia nell'economia italiana», ma adesso «la questione non è il contenuto del pacchetto» deciso dal governo, quanto la sua «applicazione». Lo ha detto il presidente francese Nicolas Sarkozy in una conferenza stampa. «Abbiamo sentito Tremonti, Lagarde, Baroin, il presidente della Commissione europea», ha detto Sarkozy riferendosi al prevertice di stamattina. «Ho fiducia nell'economia italiana - ha continuato, parlando a Cannes al termine delle prime due sessioni di lavoro del G20 - che è una delle più forti al mondo, è la terza in Europa e la settima o l'ottava nel mondo, c'è una tradizione imprenditoriale notevole». Durante i lavori ha riferito ancora Sarkozy, «Berlusconi ci ha indicato i risultati della riunione di ieri del governo e ne abbiamo preso nota. Ma lui stesso sa bene che la questione non è il contenuto del pacchetto, ma che questo pacchetto sia attuato». «Occorre lavorare con le autorità italiane e lo stiamo facendo», ha concluso il presidente francese, secondo il quale occorre dare «un messaggio di credibilità al mondo intero: l'eurozona è decisa a fare il suo dovere».

OBAMA: "ATTUARE PIANO ANTI-CONTAGIO" Non c'è più tempo da perdere. È ora che l'Europa passi «con urgenza» dalle parole ai fatti e attui «pienamente e in maniera decisa» il piano anticrisi messo a punto una settimana fa a Bruxelles. Senza tanti giri di parole Barack Obama lo dice prima a Nicolas Sarkozy e ad Angela Merkel, poi direttamente al tavolo dei Grandi riuniti a Cannes. Avete fatto progressi molto importanti, ora «vogliamo vedere i dettagli», incalza il presidente statunitense che - prima del'inizio del summit del G20 - fa il punto della situazione col presidente francese e la cancelliera tedesca, con cui in queste settimane si è tenuto in strettissimo contatto telefonico. E ai quali riconosce l'indiscussa leadership in Europa in una fase cruciale per i destini di tutti. Da Sarkozy e da Merkel, Obama si fa aggiornare su quanto sta succedendo con la Grecia. Il caso del referendum annunciato dal premier ellenico Papandreou preoccupa gli Stati Uniti, perchè se dalla Ue e dall'Fmi non arriveranno i soldi della nuova tranche di aiuti ad Atene, il default è praticamente scontato. E la paura di un «effetto a cascata» (come l'ha definito tempo fa il segretario di Stato americano, Timothy Geithner) è tanta.

Non a caso tutto il team della Casa Bianca - dal portavoce Jay Carney ad alcuni dei più stretti consiglieri del presidente Mike Froman e Ben Rhodes - insiste sul messaggio con cui gli Usa sono arrivati nella famosa località della Costa Azzurra. Costi quel che costi, bisogna creare quel cordone sanitario, quella barriera antincendio che scongiuri il contagio agli altri Paesi europei più a rischio: l'Italia e la Spagna. Perchè sono questi due Stati, con un peso specifico ben maggiore rispetto alla Grecia, che agitano i sonni di tutti. Anche Oltreoceano, dove si è consci che un crollo di Roma, per esempio, avrebbe ripercussioni devastanti sull'economia globale. In Europa - spiegano dallo staff presidenziale - «ci sono banche che corrono dei rischi, e ci sono Paesi, come Spagna e Italia, che corrono dei rischi». Quindi c'è poco da tentennare: «Bisogna vedere come andare avanti sul piano europeo», per rendere immediatamente fattibile la ricapitalizzazione dei principali gruppi bancari e la creazione di quella rete che non faccia dilagare la crisi al di fuori della Grecia e al di fuori del Vecchio Continente. E i singoli Stati in difficoltà devono fare tutto il possibile e il più presto possibile per attuare le riforme necessarie. Pensare solo a cambiare la guida di un Paese non basta. «Per l'Italia - dicono alla Casa Bianca - vale lo stesso discorso della Grecia. Se ci sono cambiamenti di governo non cambiano i problemi che deve risolvere». La prima giornata di G20, comunque, mostra come l'asse tra Obama da una parte e Sarkozy-Merkel dall'altra si rafforzi sempre di più. Anche se il presidente francese cerca di tirare per la giacca il presidente Usa su uno dei suoi cavalli di battaglia: la tassa sulle transazioni finanziarie.

Sarkozy al termine dell'incontro con Obama parla di «analisi comune» anche su questo obiettivo. Poco dopo dal team della Casa Bianca precisano: «Il presidente condivide l'obiettivo di assicurare che il settore finanziario contribuisca in proporzione adeguata alle risoluzioni delle crisi». E si aggiunge: si sa che su questo tema Usa e Europa hanno avuto finora due approcci diversi. Sulla cosiddetta Tobin tax, comunque, prove di dialogo, con gli Usa forse un pò meno rigidi rispetto al passato su una tassa che possa essere applicata a livello europeo

"NON SI ABBANDONA LA MONETA UNICA" Uscire dall'Unione europea si può, abbandonare solo la moneta unica no. Dal punto di vista strettamente giuridico è questa l'unica strada che la Grecia potrebbe percorrere per tornare alla dracma e non essere obbligata a rispettare le condizioni imposte dall'Ue per poter beneficiare del secondo piano di salvataggio varato alle prime ore del 27 ottobre scorso dal vertice dell'Eurogruppo. Al momento «il trattato non prevede di poter uscire dall'euro senza uscire anche dall'Ue», ha sottolineato oggi una portavoce della Commissione europea davanti al riemergere dell'ipotesi di uno sganciamento di Atene dalla moneta unica dopo l'iniziativa, ora rientrata, di indire un referendum sul nuovo piano europeo. La possibilità di rinunciare all'appartenenza all'Unione europea è stata introdotta per la prima volta dal trattato di Lisbona, entrato in vigore il primo dicembre del 2009 dopo una lunga e tormentata gestazione. Passata quasi inosservata, la 'clausola di uscità fissa la procedura che deve essere seguita per arrivare a non fare più parte dell'Unione. Il 'distaccò deve comunque avvenire in base condizioni che devono essere negoziate con gli altri Paesi membri ed essere accettate anche dal Parlamento europeo. Oggi come oggi, ha spiegato all'Ansa Paul de Grauwe, economista ed europeista di lungo corso, professore all'Università di Lovanio nonchè consigliere del presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso, «non ci sono mezzi giuridici per uscire dall'euro se non cambiando il trattato, un'operazione che richiede l'unanimità dei 27 e tempi che non la rendono un'opzione realistica». Lisbona traccia invece il percorso per uscire dall'Unione. Così la Grecia potrebbe anche abbandonare la moneta unica, ma - avverte de Grauwe - «in tal modo perderebbe anche tutta la struttura degli aiuti comunitari».(

OBAMA-SARKOZY, 'INTESA SULLA TASSA DELLE TRANSAZIONI' Francia e Stati Uniti hanno trovato "un punto comune" da inserire nel comunicato finale del G20 sulla tassa delle transazioni finanziarie fino a ora fortemente osteggiata da Washington. Lo afferma il presidente francese Nicolas Sarkoky al termine del bilaterale con il presidente Usa, Barack Obama. Il presidente statunitense fa il punto della situazione con Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, che lo aggiorneranno sull'incontro avuto ieri col premier greco George Papandreou prima dell'inizio dei lavori del G20 in programma nel pomeriggio. Il presidente Usa, accompagnato dal segretario al Tesoro americano Timothy Geithner, ha gia' incontrato il presidente francese, e a breve vedra' la cancelliera tedesca. Obama segue con apprensione gli sviluppi della situazione della crisi del debito nell'Eurozona e nelle ultime settimane si e' tenuto in strettissimo contatto con il presidente francese e la cancelliera tedesca con cui ha avuto regolari contatti telefonici. Il piano europeo va attuato "in maniera piena e decisa, non solo per assicurare la stabilità della zona euro ma anche quella del sistema finanziario mondiale". Lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama, al termine dell'incontro con la cancelliera tedesca, Angela Merkel.


Da : www.leggo.it

mercoledì 2 novembre 2011

PREZZI ADEGUATI PER DEPUTATI E SENATORI - PARTE SECONDA

ROMA, GELATERIA ANTICASTA:
PER I DEPUTATI 30 € A CONO

 

 

Mercoledì 02 Novembre 2011 - 17:47
Ultimo aggiornamento: 18:16

ROMA - Prima la pizza a 100 euro a Napoli, per tutti i clienti parlamentari, ora anche una delle gelaterie romane, via dell'Angeletto, alza i prezzi per deputati e senatori: un gelato per loro costa da listino 30 euro. Un cartello, però, specifica che i soldi sono destinati alla beneficenza.
Angelo Di Massimo è l'ideatore dell'iniziativa, che secondo lui rappresenta "un segnale per i politici che hanno difficoltà a relazionarsi con la vita che facciamo noi tutti i giorni e questo è un modo per dargliene un esempio".
Di Massimo si augura inoltre che altri commercianti seguando il suo esempio: "Perché questo è un gesto semplice che però dá fastidio e dunque può essere utile più di una manifestazione in piazza con migliaia di persone".

Lo stesso Di Massimo si è fatto contagiare dall'idea Sorbillo a Napoli, da lui considerata più che valida: "Ho trovato l'iniziativa geniale e l'ho riproposta nella mia attività". Il gelataio condivide anche altre idee, come quelle che hanno spinto gli indignati a scendere in piazza lo scorso 15 ottobre.
Anche se lui non ha potuto prendere parte alla manifestazione per via del suo lavoro che lo teneva impegnato: "E' passata qui vicino ed ho trovato giustissima la manifestazione. Se avessi potuto avrei partecipato. Una critica però la faccio: con questo tipo di manifestazioni non si riesce mai a mandare un segnale veramente forte". A proposito degli scontri nati nel corso di quella stessa giornata, invece: "Bisognerebbe fare molta chiarezza. Non si capisce come mai ogni volta persone di questo tipo e così organizzate riescano ad entrare in una manifestazione".


da : www.leggo.it

NUOVO ASSETTO POLITICO - PROPOSTA


Modalità di elezione :
Tutti i comuni italiani avranno un massimo di 5 rappresentanti per ogni categoria sociale.  Alla provincia viene rappresentato da un membro ogni Comune o circoscrizione di comuni da stabilire in percentuale rispetto alla popolazione (esempio per ogni categoria, 1 per il capoluogo e 1 per ogni agglomerato di comuni che insieme raggiungono i 20.000 abitanti) Da ogni provincia vanno alla regione un massimo di 2/3 reppresentanti per ogni categoria.  Dalla regione vanno alle camere un max di ¾ rappresentanti per ogni categoria, con possibili effetti di compensazione, ovvero aumento o diminuzione del numero dei rappresentanti in modo che ogni regione ne abbia un numero similare e comunque improrogabilmente uguali tra nord, centro e sud, al fine di non creare disparità o rendere eque le votazioni sulle proposte.
Compensi e benefit :
Ogni rappresentante avrà diritto ad una indennità pari allo stipendio di un dirigente, con livello e settore da stabilire a cura della popolazione, con inclusione di 13sima e 14sima mensilità, trattamenti di assenza, ferie e malattie, al pari di tutti i lavoratori dipendenti.  Premi di produzione al raggiungimento di ogni obiettivo richiesto dalla categoria, da quantificarsi a cura della popolazione, per l’importanza dell’obiettivo stesso.  Dato lo schema proposto è probabile un accavallarsi di impegni e pertanto, ogni rappresentante, dovrà scegliere di presenziare a quello ritenuto più importante per la categoria cui appartiene, anche con l’aiuto ed il consiglio degli elettori Dovrà essere presente fisicamente al suo posto (tra comune, provincia, regione e camere) per almeno otto ore al giorno e per cinque giorni settimanali.
Il controllo di quanto sopra avviene a cura della popolazione con pubblicazione in tempo reale dei dati dei badges personali (elettronici) su siti internet e su canali televisivi dedicati.  I rappresentanti che potranno usufruire delle auto blu saranno solo i presidenti delle camere, il Presidente della Repubblica, e tutti i rappresentanti in carica che siano “realmente” portatori di handicap motori.
Il sistema trasporti per i rappresentanti in carica prevede rimborsi solo ed esclusivamente per lui/lei e per spostamenti documentati e di lavoro, dal luogo di residenza al luogo dell’impegno istituzionale.  Per esempio : un rappresentante che risiede a Napoli e deve recarsi a Roma per una seduta, anche se si trovasse a Palermo (per motivi personali) avrà rimborsata solo la tratta Napoli-Roma, la rimanente (Palermo-Napoli) sarà esclusivamente a carico suo, con l’esclusione di  sedute straordinarie, quindi non previste dal calendario e quelle di emergenza.  Si intendono straordinarie e d’emergenza quelle convocate con meno di una settimana di anticipo.
Gli spostamenti avverranno solo ed esclusivamente con servizi di linea (bus-treno-aereo) in seconda classe o in classe economica, ogni ulteriore miglioria delle suddetta condizione verrà sottratta dai compensi del mese successivo.
Stesso trattamento per i soggiorni, solo per il singolo rappresentante e non per familiari e/o amici, in hotel di categoria massima 4 stelle e solo nel protrarsi di sedute che non permettano il rientro al proprioluogo di residenza. Come sopra anche per i ristoranti che in nessun caso dovranno essere di lusso ed un rimborso per pranzo o cena non potrà in alcun caso superare i 20 € previa presentazione della ricevuta fiscale.  Viene abolita la figura del porta borse e la relativa indennità a seguito del fatto che la maggior parte dei rappresentanti attualmente in carica non la utilizza più e per questo intasca i tremila euro al mese destinati a questa figura.  Vengono eliminati dell’interno dei palazzi del Governo tutte quelle strutture o attività non inerenti il Governo stesso (banca, ufficio postale, bar, ristoranti ecc…), le quali saranno sostituite da distributori automatici e da agenzie per il disbrigo di pratiche esterne. Il tutto a mezzo gare di appalto al ribasso ed in qualunque caso gestiti da liberi cittadini e/o imprenditori già avviati che non abbiano nessun rapporto di parentela o palese amicizia, con nessuno dei rappresentanti in carica.




QUANTO SOPRA E' SOLO UNA BOZZA DI UNA POSSIBILE IDEA.... 
SONO BEN ACCETTI SUGGERIMENTI, PROPOSTE, AGGIUNTE O RIMOZIONI. 
FACCIAMO IN MODO CHE DIVENTI UN DOCUMENTO "PRESENTABILE"

Proposta nata su http://vogliamolitalia.blogspot.com 
by Sem & Lord_io


























































































martedì 1 novembre 2011

PREZZI ADEGUATI PER DEPUTATI E SENATORI NELLE PIZZERIE DI NAPOLI

Lodevole iniziativa di una pizzeria napoletana, seguita a ruota da tanti altri colleghi !!! 

Se guadagni (onestamente o forse no ?) tanti soldi, devi anche spenderne tanti.... 

Se tutti facessero così... 

I nostri cari "rappresentanti", che non ci rappresentano proprio per niente, o spendono nella nostra stessa economia gran parte di ciò che guadagnano, o si priveranno anche di andare a mangiare una pizza. Come del resto facciamo noi comuni mortali, grazie a loro !

 

I prezzi anti-casta

Alcuni esercizi commerciali hanno iniziato ad applicare prezzi maggiorati per i parlamentari devolvendo il ricavato in beneficenza

 

La pizzeria Sorbillo, in via dei Tribunali a Napoli, ha esposto un cartello anti-casta in cui si avverte: “Qui per deputati e senatori la pizza costa 100 euro. I soldi andranno in beneficenza”. Tutto è nato dal fatto che Francesco Emilio Borrelli, commissario regionale dei Verdi, di recente aveva dichiarato: “Dobbiamo costringere gli onorevoli italiani a pagare il giusto. Se ogni ristorante o pizzeria dove si recheranno nei prossimi giorni farà pagare loro cifre esorbitanti, vedrete che impareranno la lezione”.
 

E il primo “malcapitato” è stato Sergio D’Antoni del Pd, che ha dichiarato all’Ansa: “La pizza era buona. Magari un po’ preziosa, ma non è vero che mi è rimasta sullo stomaco. Penso che campagne del genere vadano bene se servono ad alleggerire il clima in un momento così difficile”. Il pizzaiolo Sorbillo ora attende al varco anche i ministri: “I primi 100 euro li donerò a un centro per il sostegno ai poveri. Adesso aspetto il ministro La Russa. Se si presenta gli chiedo 1.000 euro per una pizza, perché in piena crisi economica ha acquistato con il suo ministero 19 Maserati”.
 

Come scrive L’Espresso, l’esempio di Sorbillo è subito stato seguito da diversi altri locali. In tre giorni, 30 di loro hanno deciso di “tassare” gli onorevoli: qualcuno ha annunciato che chiederà addirittura 90 euro per un caffè e 350 euro per un panino. Mentre gli artigiani di via San Gregorio Armeno a Napoli faranno pagare 1.200 euro per i pastori del presepe.


Da: Yahoo notizie

COSTI DELLA POLITICA IN ITALIA - NON SOLO DEI PARLAMENTARI

La Casta: l'inchiesta dell'espresso sui costi della politica


 





Venerdì 04 Febbraio 2011 11:30


Fare il ragioniere alla Camera è affare certamente impegnativo. E non a caso ci vuole una laurea triennale per accedere al rango. Dal’alto di questa mansione si istruiscono le pratiche per i rimborsi elettorali dei partiti, si preparano le buste paga dei parlamentari, si cura l¹amministrazione di Montecitorio. Giusto che si riceva uno stipendio adeguato alle responsabilità del mestiere. Ma fare il presidente della Repubblica, ça va sans dire, è certamente compito più delicato e importante per le sorti del Paese. E il trattamento economico, soprattutto in tempi nei quali si predica tanto la meritocrazia, dovrebbe tenerne conto.
Cosa dicono invece le buste paga degli interessati? Che con i suoi 237 mila 560 euro lordi annui (rivalutati ogni 12 mesi) maturati dopo 35 anni di servizio, il ragioniere di Montecitorio guadagna quasi 20 mila euro in più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il cui appannaggio, congelato ai valore del 1999 per le difficoltà dei conti pubblici, è fermo a 218 mila euro lordi l¹anno.
E come non restare ammirati di fronte agli stenografi del Senato? Sono 60 in tutto e compilano i resoconti dei lavori dell¹aula e delle varie commissioni. Svolgono un lavoro ormai in estinzione per via delle nuove tecnologie, ma all’apice della carriera arrivano a guadagnare 253 mila 700 euro lordi l’anno. Molto di più non solo del presidente Napolitano, ma anche del capo del governo Romano Prodi che, tra indennità parlamentare (145 mila 626 euro), stipendio da premier (54 mila 710) e indennità di funzione (11 mila 622), arriva a 212 mila euro lordil¹anno. E di ministri titolati come Massimo D’Alema (Esteri), che riscuote 189 mila 847 euro, e Tommaso Padoa-Schioppa (Economia), che ogni anno incassa 203 mila 394 euro lordi (è la paga dei ministri non parlamentari). Tutti abbondantemente distanziati dallo stenografo e dal ragioniere e addirittura umiliati al cospetto dei compensi dei segretari generali di Senato e Camera, Antonio Malaschini e Ugo Zampetti, che a fine anno arriveranno a incassare rispettivamente 485 mila e 483 mila euro lordi.
Ecco le sorprese che spuntano esaminando i dati sul trattamento economico dei dipendenti di Camera e Senato. E non sono le sole: barbieri (‘operatori tecnici’) che possono arrivare a guadagnare oltre 133 mila euro lordi l’anno a fronte dei circa 98 mila di un magistrato d’appello con 13 anni di anzianità. E collaboratori tecnici operai che dall’alto dei loro 152 mila euro se la ridono dei professori universitari ordinari a tempo pieno inchiodati, dopo vari anni di carriera, a circa 80 mila euro lordi l¹anno. Retribuzioni da favola, insomma, che non hanno uguali nell’universo del pubblico impiego e che si accompagnano a trattamenti pensionistici di assoluto favore perfettamente allineati, in tema di privilegi, ai criticatissimi vitalizi di deputati e senatori. Ma quanti sono questi fortunati dipendenti parlamentari? Quanto guadagnano esattamente? E attraverso quali meccanismi riescono ad ottenere trattamenti economici così favorevoli?
Stipendi d’oro  I dipendenti di Camera e Senato (vengono assunti solo per concorso) sono in tutto 2.908, di cui 1.850 a Montecitorio e 1.058 a Palazzo Madama. I primi (dati dei bilanci 2006) costano complessivamente circa 370 milioni di euro, i secondi 198; molto di più di deputati (287) e senatori (133 milioni). Per ambedue i rami del Parlamento le voci che pesano di più nei capitoli di spesa per ilpersonale sono gli stipendi e le pensioni. Per quanto riguarda le retribuzioni, la Camera sborsa ogni anno 210 milioni di euro a fronte dei 130 milioni del Senato. I costi delle pensioni assorbono invece 158 milioni nel bilancio di Montecitorio e 70 milioni a Palazzo Madama. La prima cosa che salta agli occhi, sia alla Camera che al Senato, sono le singolari regole di calcolo di stipendi e pensioni, regole tanto sorprendenti da trasformare i due palazzi in autentiche isole del privilegio. A fissarle, godendo le due strutture dell¹autonomia amministrativa garantita agli organi costituzionali, sono stati in passato i due uffici di presidenza di Camera e Senato, composti dai rispettivi presidenti (i predecessori di Fausto Bertinotti e Franco Marini), i loro vice e tre parlamentari-questori.
Per quanto riguarda Montecitorio, i dipendenti sono distribuiti in sei categorie retributive. Da cosa sono costitute esattamente le retribuzioni? Dallo stipendio tabellare (paga base); dalla indennità integrativa speciale (la vecchia contingenza, bloccata al 1996) e da altre voci come gli assegni di anzianità che vengono elargiti nella misura del 10 per cento della paga tabellare al diciassettesimo e al ventitreesimo anno di servizio. Tutte voci che, insieme a una strana «indennità pensionabile, pari al 2,5 per cento delle competenze lorde annue dell’anno precedente», contribuiscono a dare uno straordinario slancio agli stipendi.
Che hanno altre caratteristiche singolari: sono onnicomprensivi (sommano straordinari e lavoro notturno) e vengono pagati per 15 mensilità. Con un riconoscimento aggiuntivo per alcuni incarichi: al segretario generale e ai suoi vice, ai capi ufficio e a tutti coloro che hanno responsabilità di coordinamento, spetta anche un’indennità di funzione che varia dagli oltre 46 mila euro lordi l¹’anno (pari a un netto di 2.206 al mese per 12 mensilità) spettanti al segretario generale Zampetti, ai 7.300 (346 euro netti al mese) assegnati al vice assistente superiore. Di assoluto favore anche le norme che regolano la progressione retributiva all¹interno di ciascun fascia, scandita da scatti biennali che variano tra il 2,5 e il 5 per cento. Ma soprattutto dai balzi economici connessi ai passaggi di livello, riconosciuti dopo il superamento di periodiche verifiche di professionalità.
Per quanto riguarda le fasce retributive della Camera, la prima è costituita dagli operatori tecnici. Ne fanno parte gli addetti alle officine, gli operai, i barbieri, gli autisti e gli inservienti della buvette. Costoro entrano nei ruoli con uno stipendio lordo annuo iniziale di 32 mila 483 euro per arrivare a riscuotere, con 35 anni di servizio, la bellezza di 133 mila 375 euro (pari a 8.675 euro lordi al mese). Davvero ragguardevole se si considera che le loro mansioni sono esclusivamente manuali.
Nella seconda categoria sono inquadrati invece gli assistenti, i famosi commessi in divisa e gli addetti alla vigilanza, che iniziano con una paga annuale di 36 mila 876 euro e concludono la carriera con lo stesso stipendio degli operatori tecnici. Il terzo gradino retributivo è rappresentato dai collaboratori tecnici, il gotha del proletariato parlamentare: vi sono compresi gli ex operai che hanno spuntato una qualifica superiore per il fatto di svolgere mansioni più complesse, come quelle relative «alla gestione degli impianti di riscaldamento e condizionamento» del Palazzo: questa aristocrazia operaia inizia con uno stipendio lordo annuo di 32 mila 753 euro e corona la carriera con 152 mila 790 euro (al mese, 9.937 euro lordi).
Più su nella scala ci sono i segretari che supportano il lavoro dei funzionari negli uffici e nelle commissioni: ricevono un compenso di oltre 37 mila euro l¹anno all’ingresso e se ne vanno dopo 35 anni con oltre 156 mila euro lordi (10.164 euro mensili). Un tetto retributivo d¹eccellenza, ma pur sempre modesto se si guarda a quello che avviene nei piani alti della nomenklatura di Montecitorio.
Spulciando il trattamento della fascia superiore, cioè dei dipendenti del cosidetto IV livello, quello dei documentaristi, tecnici e ragionieri (le loro mansioni prevedono«l’istruttoria di elaborati documentali e contabili e attività di ricerca»), ci si imbatte in un balzo prodigioso delle retribuzioni: entrano alla Camera con una paga di 41 mila 432 euro l’anno per andarsene, dopo 35 anni, con 237 mila 560 euro (15.451 euro mensili lordi). Che sono tanti, ma che impallidiscono a fronte dei compensi dei consiglieri parlamentari, il gradino più alto dell’ordinamento del personale di Montecitorio. Sono tutti laureati, svolgono funzioni di organizzazione e direzione amministrativa, oltre che di supporto giuridico-legale agli organi della Camera e ai suoi componenti. Vero che sono sottoposti a due verifiche di professionalità dopo tre e nove anni di servizio (devono tra l’altro «predisporre un eleborato relativo a temi attinenti all’esperienza professionale maturata»), ma i loro stipendi sono di assoluto riguardo: iniziano con una retribuzione annuale di oltre 68 mila euro lordi per toccare, con il massimo dell¹anzianità, 356 mila 788 euro, pari a 23.206 euro lordi al mese.
E al Senato? Qui si trattano ancora meglio. Nessuno riesce a spiegarne il motivo, ma le paghe di Palazzo Madama, per funzioni più o meno analoghe a quelle del personale della Camera, sono da sempre più alte. Pressoché identiche le voci della retribuzione (stipendio tabellare, indennità integrativa speciale, eccetera), unica differenza è lo sviluppo su 36 anni della carriera invece che sui 35 di Montecitorio. Dopodiché è il solito assalto al cielo delle retribuzioni: gli assistenti parlamentari (svolgono mansioni di vigilanza, tecniche e manuali) arrivano a riscuotere oltre 141 mila euro lordi l¹anno (pari a 5.222 euro netti mensili); i coadiutori (mansioni di segreteria e archivistica) 170 mila, per uno stipendio netto di 6.194 euro; i segretari parlamentari (istruiscono «eleaborati documentali, tecnici e contabilili che richiedono attività di ricerca e progettazione») superano i 227 mila (8.120 euro netti mensili); gli stenografi (resocontano le sedute e le riunioni degli organi del Senato) saltano a quasi 254 mila (al mese, 9.018 euro netti); mentre i consiglieri possono arrivare a riscuotere a fine carriera la stratosferica cifra di 368 mila euro lordi l’anno (per un mensile netto di 12.871), oltre 12 mila euro in più dei loro pari grado della Camera.
I baby nababbi A retribuzioni tanto ricche non potevano non corrispondere trattamenti pensionistici altrettanto privilegiati. Ma quale riforma Dini, ma quale scalone di Maroni, ma quale innalzamento a 58 anni dell¹età pensionabile come predica Prodi. I dipendenti di Camera e Senato non hanno mai temuto tagli per i loro trattamenti. A Montecitorio e Palazzo Madama continuano a prosperare le pensioni-baby soppresse per tutti gli altri dipendenti pubblici: si lascia il lavoro anche a 50 anni e con modalità di calcolo dell’assegno straordinariamente vantaggiose.
Cominciamo dalla Camera. Qui, per la pensione di vecchiaia, a partire dal 2000 l’età necessaria è stata progressivamente elevata a 65 anni allineandola a quella richiesta a tutti gli altri lavoratori. Per quanto riguarda invece le pensioni di anzianità dei dipendenti in servizio fino al gennaio 2001 (per quelli arrivati dopo si sta discutendo un diverso inquadramento), la situazione si fa più favorevole: è vero che si richiedono 35 anni di contribuzione e 57 anni di età come per gli altri lavoratori dipendenti, ma aggrappandosi alle pieghe del regolamento si può andare a riposo ben prima (dal 1992 a oggi l¹età media di pensionamento per anzianità è di 52,9). Avendo prestato almeno 20 anni di servizio effettivo (il cosidetto scalpettìo), basta pagare una modesta penalizzazione pari al 2 per cento (il cosidetto décalage) per ogni anno mancante ai 57 e il gioco è fatto. Tenendo conto che nel calcolo della contribuzione vanno considerati anche i riscatti universitari, quelli per il servizio militare e soprattutto i due bienni contributivi generosamente concessi ai dipendenti in occasione dell¹anniversario dell’Unità d’Italia e della presa di Porta Pia (dichiarati validi l’ultima volta nel ¹92 per i dipendenti in servizio dall’allora presidente della Camera Nilde Iotti) ecco che è possibile riscuotere la pensione anche a 50 anni . E con criteri di conteggio di sfacciato favore.
Al posto del sistema contributivo (pensione commisurata ai contributi effettivamente versati) introdotto a partire dal 1995 per il resto dell¹universo lavorativo, alla Camera vige ancora un sistema rigorosamente retributivo: pensione commisurata all¹ultimo stipendio riscosso. In quale percentuale? Sicuramente il 90 per cento delle competenze tabellari (gli altri lavoratori pubblici si devono accontentare di circa l¹80 per cento). Con una ulteriore, graziosa concessione: la cosidetta clausola d¹oro che, sebbene eliminata per i miglioramenti relativi allo stato giuridico del personale in carica, aggancia ancora le pensioni degli ex dipendenti agli altri adeguamenti spettanti ai pari grado in servizio.
Ancora più generoso il trattamento di quiescienza riservato ai dipendenti del Senato. A costoro, per andare in pensione, basta raggiungere un parametro denominato quota 109, dietro il quale non si nascondono certo difficoltose asperità, ma piuttosto facilitazioni tanto comode quanto ingiustificate. Cos¹è esattamente questa quota?
La somma dell¹età anagrafica, degli anni di servizio effettivamente svolto, dell’anzianità contributiva che, anche a Palazzo Madama, comprende gli anni riscattati per la laurea, il servizio militare e due bienni figurativi elargiti in passato da vari presidenti del Senato. È proprio applicando questi criteri che qualsiasi dipendente di 53 anni (l¹età minima fissata) può chiedere e ottenere l¹agognata pensione. Per scalare la fatidica quota 109 gli è sufficente sommare al requisito dell’età 25 anni di servizio effettivo e 31 di contribuzione, facilmente raggiungibili grazie ai riscatti e ai bienni figurativi (non a caso a Palazzo Madama l’età media dei pensionati per anzianità dal ‘92 a oggi è di 54,8). Ma non è finita:  utilizzando la contribuzione figurativa (tra riscatti e bienni, nove anni in tutto), quello stesso dipendente può ottenere la pensione anche a 50 anni con una irrisoria penalizzazione: l¹1,5 per cento di riduzione del trattamento complessivo per ognuno dei tre anni mancanti ai 53. Ma nessuna paura: la riduzione non si applica nel caso in cui si possa contare su una anzianità superiore ai 35 anni.
Con la solita, importante garanzia per il futuro: la sicurezza di non vedere mai svalutato l’agognato assegno come il resto dei lavoratori dipendenti. Anche al Senato infatti la clausola d¹oro manifesta ancora i suoi magici effetti e, nonostante alcune limitazioni introdotte negli ultimi anni, adegua automaticamente le pensioni agli stipendi dei parigrado in servizio.
Alessandro De Feo


Dal sito www.francarma.it