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venerdì 2 dicembre 2011

La Rai nel giorno dell'Aids: non dite «profilattico»

Il caso - La replica dallo staff di Balduzzi: non ci risultano disposizioni in materia

La Rai nel giorno dell'Aids:
non dite «profilattico»

Email interna: è la linea del ministero della Salute






ROMA - La parola profilattico nell’Italia del 2011 è ancora un tabù. Almeno lo è per la Rai e per il ministero della Salute, che da pochi giorni è guidato da Renato Balduzzi. Non bisogna pronunciarla nemmeno in occasione della giornata mondiale contro l’Aids. Che è stata celebrata ieri, con una serie di trasmissioni su Radio 1. Ebbene, i conduttori e le redazioni dei programmi coinvolti nell’iniziativa, mercoledì scorso, hanno ricevuto un’email che lasciava adito a pochi dubbi: «Carissimi, segnalo che nelle ultime ore il ministero ha ribadito che in nessun intervento deve essere nominato esplicitamente il profilattico; bisogna limitarsi al concetto generico di prevenzione nei comportamenti sessuali e alla necessità di sottoporsi al test Hiv in caso di potenziale rischio. Se potete, sottolineate questo concetto».
 
L’email, con priorità alta, è firmata da Laura De Pasquale, funzionaria della tv di Stato in rapida ascesa, nonché fidanzata del «cameraman privato» del Cavaliere, Roberto Gasparotti. La missiva, come era ovvio, ha creato qualche sconcerto: piuttosto difficile fare ore e ore di trasmissioni sull’Aids senza poter parlare del preservativo. Ma tant’è. Del resto, la linea del ministero guidato da Balduzzi—cattolico, buon amico di Rosy Bindi, padre dei Dico, componente fino all’insediamento nel governo, della Commissione dei diritti del Pd, cioè l’organismo che dovrebbe dirimere le divisioni interne sui temi etici—è proprio questa. L’ufficio stampa in serata precisa: «Non ci risulta che siano partite mail con queste indicazioni ».
 
Ma sia nel comunicato ufficiale che pubblicizzava la giornata mondiale dell’Aids, che nella conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, non sono mai state pronunciate le parole profilattico o preservativo. Un silenzio che è sembrato sospetto alla presidente del network italiano delle persone sieropositive, Rosaria Iardino, che infatti lo ha denunciato. Uscendo dall’incontro che il ministero aveva organizzato con la stampa alla vigilia della giornata mondiale contro l’Aids, Iardino non ha usato mezzi termini: «Sono davvero arrabbiata perché non cambia mai niente. Si è parlato di tutto tranne che dell’unica cosa veramente importante: il profilattico. È una semplice parolina che nessuno ha mai il coraggio di dire ». E ora, dopo l’email in cui si dettava la linea del dicastero della Salute, si rafforzano i sospetti delle associazioni gay, convinte che la proibizione dell’uso della parola profilattico sia stata influenzata dalla posizione della Chiesa sull’argomento. Sembra passato un decennio dalla campagna che in analoga occasione venne promossa da Livia Turco, ministro della Sanità del governo Prodi.
 
E, invece, sono trascorsi solo tre anni. All’epoca lo spot per sensibilizzare gli italiani nella lotta contro l’Aids fece discutere e ricevette molti plausi perché veniva sdoganata la parola- tabù. L’attrice Ambra Angiolini, alla fine del filmato, pronunciava questa frase: «Rispetta la vita, rispetta te stesso e gli altri, usa il preservativo e nell’amore non rischiare». Adesso la situazione è molto diversa. Lo teme Rosaria Iardino. E lo temono anche i movimenti omosessuali, che ieri, davanti a Montecitorio hanno esposto un condom di quattro metri. L’iniziativa è stata sponsorizzata oltre che dal network delle persone sieropositive, dall’Arcigay e da Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia, che ha riassunto con queste parole il senso della kermesse: «Vogliamo dire al governo Monti che per risparmiare sui costi della sanità deve investire nella prevenzione». In piazza anche Paola Concia, unica parlamentare omosessuale dichiarata, che ha presentato una proposta di legge per l’istallazione dei distributori di preservativi nelle scuole. È quasi superfluo aggiungere che le trasmissioni di Radio 1 non hanno dato ampia eco alla manifestazione.
 
Maria Teresa Meli

Da www.corriere.it

Quelli che hanno tradito Berlusconi sono infami e voltagabbana

Nicole Minetti: "Io sono fedele a Silvio, chi lo tradisce è un infame"

“Nel momento in cui ti costituisci parte civile ammetti di essere una prostituta. Delle ragazze di Arcore nessuna lo è, lo ribadisco. Come io ribadisco di essere innocente”.

 


Nicole Minetti torna a difendersi sul caso Ruby. «Se verrò assolta», dichiara il consigliere regionale della Lombardia in un'intervista a Diva e Donna, “mi toglierò diversi sassolini dalle scarpe, renderò pan per focaccia alle persone che hanno sputato sentenze su di me. Ho tanto spirito di rivincita, di vendetta, che tutti i giorni ricaccio indietro. Quando mi assolvono butterò fuori tutto”.


Si abbatterà anzitutto sugli «infami», come li chiama lei: “Quelli che hanno tradito Berlusconi sono infami e voltagabbana. Io sono fedele, in politica come in amore. So di dovergli tutto”, continua. “Quando Berlusconi si è dimesso ero in vacanza a New York, l'ho saputo da mio padre al telefono: mi piangeva il cuore”. “Silvio per me è un mentore” continua, “ma con lui ho un rapporto anche personale, mi dispiace non essergli stata vicino in quel momento. Dopo le dimissioni non mi ha risposto per dieci giorni. Poi gli ho parlato al mio rientro in Italia e gli ho detto che gli sono sempre vicina. Spero che si ricandidi, se lo facesse vincerebbe ancora. Anche io vorrei ricandidarmi. Fra quattro anni, chissà”.

 

La Minetti non nasconde però di aver passato periodi difficili. Le accuse di aver partecipato ai “festini di Arcore”, certe indiscrezioni sui suoi costumi sexy raccontate da alcune testimoni... "Per me è stato un anno duro” racconta. “Ho vissuto periodi di grande depressione, sarei ipocrita se dicessi che sono felice: mi sento molto passiva, senza entusiasmo, ho perso 5 chili e sono single. In questo momento ho bisogno di restare sola". E il futuro, al di là della politica (e dei processi)? "Voglio farmi una famiglia. Se arrivasse l'uomo giusto non aspetterei tanto a diventare mamma. Mi piacciono gli uomini protettivi, più grandi. E i 'bad boys' che vanno a 200 all'ora in autostrada".


Da : yahoo notizie

Merkel : 'Obiettivo unione fiscale, non vogliamo spaccare l'Europa'

Merkel: 'No a eurobond, per Italia enorme sfida'

La cancelliera tedesca al Bundestag: 'Obiettivo unione fiscale, non vogliamo spaccare l'Europa'





Ansa - 02 dicembre, 10:44


L'Europa è sul punto di realizzare un'unione fiscale, "é in agenda". Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. "Gli eurobond non sono un contributo alla soluzione della crisi": lo ha detto la cancelleria Angel Merkel in un intervento al Bundestag ribadendo una sostanziale contrarietà del governo tedesco ai titoli del debito comune, fino a quando non ci saranno meccanismi di controllo più forti sui bilanci degli stati Ue.

"Il nostro obiettivo è una unione fiscale, andiamo a Bruxelles con l'obiettivo di modificare i trattati". Merkel ha precisato di voler evitare una "divisione" fra gli Stati membri. E' "assurdo" pensare che la Germania voglia dominare L'Europa.

"L'Italia ha davanti a sé un'enorme sfida: è responsabile per il proprio futuro e per il futuro dell'Europa": lo ha detto la cancelleria al Bundestag.

"Il futuro dell'euro è inseparabile dal futuro dell'Unione Europa": ha ribadito la cancelleria Angel Merkel. "La strada è tutt'altro che facile - ha continuato - ma io credo che quella che stiamo percorrendo è la strada giusta. Il nostro obiettivo è una Germania più forte in una Unione Europea più forte".

"La Bce è tutt'altra cosa rispetto alla Fed americana e alla Bank of England". Lo ha detto la cancelliera Merkel in un intervento al Bundestag. "Nei trattati è stabilito che sia una istituzione indipendente e io ne sono convinta". La cancelliera ha anche sostenuto che la Bce innsieme alla Corte europea è "una di quelle istituzioni che non hanno perduto credibilità". Il compito dell'Europa è "proteggere e conservare questa credibilità".

"Io consiglio di non parlare male del fondo Efsf ma di fare quello che è possibile": lo ha detto la cancelliera tedesca a proposito del fondo europeo salvastati.

Contro la crisi l'Europa è impegnata in una maratona, dove non vince il più veloce.  "E' come durante una maratona. Il momento più difficile è al trentesimo km - ha detto la cancelliera - e chi vince non è quello che parte più veloce, ma quello che fa attenzione a tutto il percorso".

LUNEDI' VERTICE SARKOZY-MERKEL 'PER RIFONDARE UE'
di Tullio Giannotti e Paolo Levi

"L'Europa rischia di essere spazzata via dalla crisi", per riprendersi deve essere "riformata", anzi "rifondata". E a indicare la rotta saranno Francia e Germania. Dal palco di Tolone - senza mai accennare al 'triumvirato' con l'Italia - Nicolas Sarkozy si rimette al timone dell'Europa a due insieme con Angela Merkel: per il capo dell'Eliseo, saranno lui e la cancelliera tedesca a stabilire le priorità e i principi della nuova Europa, e dei nuovi trattati. Cinquantadue minuti per convincere, 5.000 sostenitori in piedi ad applaudire, finale con il tricolore e la Marsigliese: tanto show ed entusiasmo organizzato per un Sarkozy apparso già in campagna elettorale, così come lo accusano di fare (e a spese dello Stato) i socialisti. Adesso, per il capo dell'Eliseo, arriva il difficile: dimostrare di saper dialogare davvero con la Merkel, da lui presentata stasera come alleata nella nuova leadership. La mossa numero 1 organizzata dalla sapiente regia dell'evento - organizzato a Tolone dove proprio tre anni fa Sarkozy lanciò l'allarme crisi globale dopo il crollo della Lehman Brothers - è stata l'annuncio del vertice straordinario di lunedì all'Eliseo: un classico 'Merkozy', niente Mario Monti, per preparare "insieme le proposte franco-tedesche volte a garantire il futuro dell'Europa". Questo, a quattro giorni dal cruciale summit Ue di venerdì 9, dal quale Sarkozy ha lasciato intendere che l'Europa dovrà uscire rinnovata. "L'Europa non è più una scelta ma una necessità", ma "se non riuscirà a riprendersi verrà spazzata via dalla crisi". Ed è proprio davanti a questo rischio che "la Francia é schierata con la Germania per un nuovo trattato" europeo, ispirato a "più disciplina, più solidarietà, più responsabilita".

Da giorni, Francia e Germania appaiono però profondamente divisi sulla crisi dell'euro. I tedeschi insistono sull'ortodossia finanziaria, pretendendo una 'super-Maastricht', come conferma il documento in 10 punti che circola a Berlino preparato dal ministro dell'Economia Philipp Roesler: la creazione di un fondo monetario europeo, una Troika permanente e soprattutto l'obbligo per tutti i Paesi dell'eurozona di riduzione del deficit dal 3 al 2% ne sono i capisaldi. I francesi, da parte loro, vogliono come contropartita un meccanismo di solidarietà finanziaria, che si tratti di interventi della Bce, della creazione di Eurobond o del rafforzamento del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf). In particolare, era stato deciso che la coppia franco-tedesca non si sarebbe più espressa sulla politica della Bce, ma Sarkozy - nel fervore dello Zenith di Tolone - si é detto "convinto" che l'istituto di Francoforte ("che è indipendente e lo resterà"), "agirà" per contrastare le minacce che fanno pesare la crisi del debito sull'Europa. In particolare, Parigi spera negli interventi del presidente Mario Draghi, per acquistare in modo massiccio i titoli di Stato dei Paesi in crisi, mentre Berlino accetta a stento interventi temporanei. Oggi (ieri, ndr), da Bruxelles, lo stesso Draghi ha detto che "la Bce non può fare nulla che non sia previsto dai trattati" e le misure prese da Eurotower "sono non convenzionali e quindi temporanee per definizione": "non possono essere eterne né infinite". L'Unione Europea, ha aggiunto, può pure modificare i suoi trattati ma quello che serve in questi giorni "cruciali" è una risposta veloce e immediata ai mercati per restituire credibilità all'euro. Francia e Germania hanno anche approcci diversi sugli eurobond, che Berlino respinge con forza. Sulla riforma delle istituzioni Ue, Parigi si dice pronta ad accettare controlli rafforzati da parte della Commissione Ue o un super-commissario incaricato dell'euro, ma non vuole che la Corte di giustizia europea possa giudicare atti che sono di competenza nazionale, come i bilanci statali. Lunedì all'Eliseo, menù ricchissimo per la coppia Merkel-Sarkozy. Nel calderone delle riforme invocate a Tolone dal presidente francese è finita anche Schengen: "L'Europa che fa applicare al proprio interno il principio della libera circolazione - ha detto - non controlla le sue frontiere esterne. Così non può più andare avanti. Schengen deve essere ripensata".

mercoledì 30 novembre 2011

"30.000 euro al mese sono pochi": bufera sulle dichiarazioni del parlamentare Pisacane

"30.000 euro al mese sono pochi": bufera sulle dichiarazioni del parlamentare Pisacane

"30.000 euro al mese sono pochi": bufera sulle dichiarazioni del parlamentare Pisacane

"Con 30.000 euro al mese faccio una vita da cane": il deputato Michele Pisacane si lamenta dello stipendio da parlamentare troppo basso. Ed è subito polemica sul web

 

 

 

"30.000 euro al mese sono pochi": bufera sulle dichiarazioni del parlamentare Pisacane
Prende 4.412 euro netti al mese come stipendio da parlamentare. La moglie, consigliere regionale della Campania e amministratore delegato dell'Istituto per lo Sviluppo Agroalimentare, ne prende più di 25.000 al mese. Eppure si lamenta di avere pochi soldi, soprattutto per la sua attività da parlamentare.
"Se lavorassi come medico guadagnerei molto di più. Mi sto sacrificando per l'Italia perdendo un sacco di soldi. Lo stipendio da parlamentare è troppo basso per le spese che si devono sostenere": questo in estrema sintesi il pensiero dell'onorevole Michele Pisacane, appartenente a quel gruppo dei Responsabili che aiutò Berlusconi a non perdere il governo nell'ultimo anno di vita dell'esecutivo.
Dichiarazioni che hanno destato sdegno, in un periodo di grossa crisi economica, con sempre più disoccupati e nuclei familiari che sopravvivono con 1.000 euro al mese.

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Senti quì sotto le dichiarazioni dalla sua stessa voce.






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CRISI, MONTI A BRUXELLES: "LUNEDÌ MISURE STRUTTURALI"

CRISI, MONTI A BRUXELLES: "LUNEDÌ MISURE STRUTTURALI"

 

Mercoledì 30 Novembre 2011 - 18:31
ROMA - Il presidente del Consiglio Mario Monti, oggi a Bruxelles, ma già rientrato a Roma, lancia un «appello al senso di urgenza e responsabilità» per arrivare rapidamente anche al varo degli interventi sulle pensioni. E ricorda che se l'Italia non riuscisse a fare ciò che deve «le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti». «Penso di agire rapidamente», ha risposto Monti ad una domanda su come intenda agire di fronte alla posizione di alcune forze sindacali che hanno detto 'nò ad interventi sulle pensioni.
«Avremo nei tempi molto ristretti che il calendario ci consente - ha aggiunto il presidente del Consiglio - anche delle consultazioni, ma io farò appello come ho già cominciato a fare in Parlamento, al fatto che siamo in situazione straordinariamente delicata, al fatto che certeÿritualità che sarebbero gradite a tutti, forse non sarebbero a vantaggio del Paese e dei cittadini: quindiÿfaccio appello a un senso collettivo di urgenza e di responsabilità. Se l'Italia manca questo passaggio o fa meno di quello che dall'Italia ci si attende le conseguenze sarebbero molto gravi per tutti».
Per tale ragione, ha insistito, «faccio affidamento su una particolarità della situazione del governo che presiedo: cioè sul fatto che ci sono tradizioni e modalità consolidate per quanto riguarda il Parlamento e le forze sociali, istituti rappresentativi a livelli diversi, ma questi istituti sanno che dietro di loro ci sono dei cittadini che sembrano apprezzare il lavoro condotto con spirito di servizio e nell'interesse generale da un gruppo di persone che sono state chiamate a fare cose che le ritualità tradizionali non hanno consentito di fare». Ad ogni modo, ha concluso, «ci sarà il massimo di spiegazione da parte mia».

"NIENTE AIUTI DA FMI" «Non è in considerazione». Questa è la risposta di Mario Monti ai giornalisti che gli hanno chiesto se l'Italia avesse richiesto l'aiuto del Fondo Monetario Internazionale. «Non c'è mai stata nessuna richiesta» di aiuti all'Fmi, ha detto Monti uscendo dal consiglio. «Stamattina ho incontrato il nuovo direttore europeo del Fmi, abbiamo definito le modalità di monitoraggio dell'Italia che avrà luogo dopo il 5 o il 9», ovvero dopo le misure e dopo il consiglio europeo che il professore auspica possa prendere decisioni positive.

LUNEDÌ RIFORME STRUTTURALI Il governo intende «introdurre» già nei provvedimenti di lunedì «riforme strutturali». Lo ha detto il premier Mario Monti in conferenza stampa a Bruxelles spiegando che l'obiettivo è «la riduzione del disavanzo pubblico». Poi ha aggiunto: «Un record di velocità non di lentezza, non è che se uno si taglia i capelli vuol dire che è in ritardo...».

SCHIFANI: PACCHETTO ENTRO NATALE «I tempi della manovra sono quelli che mi ha anticipato il presidente del Consiglio: entro Natale il governo intende ottenere l'approvazione definitiva dell'intero pacchetto». Così il presidente del Senato Renato Schifani ai giornalisti. «Sono certo, anche a nome del presidente Fini che il Parlamento saprà fare la propria parte, rigoroso e attento nell'esame della manovra e doverosamente veloce nei tempi».

MISURE ANTI-CRISI Una manovra da 20 miliardi di euro. Il governo Monti, alle prese con le misure anti- crisi, parte dai tagli alle pensioni, a cominciare proprio dalla «casta ». Prima di chiedere sacrifici ai cittadini, infatti, il premier punta a ridurre i costi della politica: i Presidenti di Camera e Senato, ad esempio, hanno deciso di far partire il metodo contributivo dal 1˚ gennaio prossimo per i vitalizi e di mandare senatori e deputati in pensione più tardi. Tra i 200 deputati che dovranno aspettare il compimento dei 65 anni per avere diritto alla pensione, anche l’ex presidente della Camera Irene Pivetti, che avrebbe potuto andare in pensione al compimento dei 50 anni, il 4 aprile 2013. Poi, però, toccherà ai cittadini. Perché allo studio del governo c’è il blocco totale del recupero dell’inflazione per le pensioni per il 2012 (per un totale di 5-6 miliardi) e l’aumento di due punti delle aliquote per i lavoratori autonomi. Ma c’è anche all’orizzonte una stretta sulle pensioni di anzianità: si ipotizza un aumento delle quote età contributi (adesso a 96 per i dipendenti con un minimo di 60 anni) per arrivare a quota 100 nel 2015 ma soprattutto è in atto una «battaglia» sulle anzianità con 40 anni di contributi (adesso è possibile uscire a qualsiasi età). Su queste ultime si studia un aumento della soglia minima di contributi oltre i 40 anni (a 41-43). Tra le altre misure sul tavolo del governo, l’Ici sulla prima casa, la patrimoniale (con Berlusconi che continua a opporsi perché «si deprimerebbero i prezzi delle abitazioni di oltre il 10%»), l’aumento dell’Iva, ma anche liberalizzazioni (ordini) e privatizzazioni (5 miliardi l’anno) accompagnati da misure di equità e crescita. Monti assicura che nel governo «non c’è alcun conflitto d’interesse » e che «la squadra è snella e forte». Ma il percorso è ancora tortuoso e difficile. «Le linee di una complessa politica economico- sociale - annuncia Monti - saranno presentate «nei prossimi giorni». Con ogni probabilità il pacchetto arriverà lunedì in Consiglio dei ministri. Ma l’Europa è in pressing e continua a chiedere anche più flessibilità in uscita nel mercato del lavoro con la revisione dell’articolo 18.


LA TEMPISTICA E LE MISURE. In ogni caso se non si metterà mano alla revisione e al taglio delle agevolazioni fiscali entro il 30 settembre 2012, scatterà automaticamente il taglio lineare per 4 miliardi di euro il prossimo anno di 16 miliardi nel 2013. Ma il tavolo presieduto da Vieri Ceriani, ora sottosegretario all'Economia, ha già ben evidenziato che esistono 'scontì più importanti, che quindi è più difficile tagliare, e sconti che valgono per 'pochi intimì o per pochi spiccioli ciascuno. Quindi sui famosi 4 miliardi si sta ancora ragionando anche per evitare un taglio 'linearè, cioè generalizzato su tutte le voci. Ipotesi sulla quale Ceriani ha lavorato di recente. Note anche le altre misure allo studio: Ici sulla prima casa, patrimoniale (Silvio Berlusconi continua a dire no perchè si deprimerebbero i prezzi delle abitazioni di oltre il 10%), aumento dell'Iva (non la vogliono i rappresentanti del commercio). Ma anche liberalizzazioni (ordini), privatizzazioni (5 mld l'anno) accompagnati da misure di equità e crescita (ad esempio più lavoro e meglio retribuito per giovani e donne). Insomma la situazione è complessa e ben lo sa il premier che infatti spiega: «Le linee di una complessa politica economico-sociale» saranno presentate «nei prossimi giorni». È già infatti noto che il pacchetto (forse il primo di due) arriverà lunedì prossimo 5 dicembre per l'esame del Consiglio dei ministri. Poi un esame lampo in Parlamento dove la manovra arriverebbe di fatto 'blindatà e la conversione in legge. Il tutto per per mettere all'Italia di uscire da una situazione «molto difficile».

LE MISURE SULLE PENSIONI Blocco del recupero dell'inflazione per tutte le pensioni in essere e revisione delle aliquote per eliminare le disparità tra le diverse categorie: dovrebbero essere queste - secondo quanto si è appreso da tecnici che stanno lavorando alla manovra correttiva - le principali misure in materia previdenziale per fare cassa e puntare al pareggio di bilancio nel 2013. A queste misure che dovrebbero portare risorse fresche (circa 5-6 miliardi solo con il blocco per un anno di tutte le pensioni comprese le più basse) dovrebbero aggiungersi poi gli interventi strutturali a partire dall'estensione del contributivo pro rata per tutti fino alla stretta sulle anzianità con l'aumento delle quote ma anche della soglia minima per andare in pensione di anzianità indipendentemente dall'età adesso fissata a 40 anni. La Ragioneria vorrebbe intervenire su tutte le questioni aperte (oltre alla perequazione e alle aliquote anche l'accelerazione sull'aumento dell'età delle donne nel privato, il contributivo, l'anzianità e la lotta ai privilegi) ed è aperto un confronto permanente con il ministero del Welfare. Il tema più scottante resta quello dell'uscita dal lavoro con 40 anni di contributi (adesso possibile sempre, indipendentemente dall'età anagrafica), strada percorsa da buona parte dei 174.000 pensionati per anzianità nel 2010 (l'età media di uscita per anzianità era inferiore ai 59 anni). Ecco in sintesi le misure allo studio del Governo in materia previdenziale all'interno di una manovra che per il prossimo anno dovrebbe valere circa 20 miliardi:
BLOCCO RECUPERO INFLAZIONE PER TOTALE PENSIONI: il blocco totale dei trattamenti rispetto all'inflazione per il 2012 dovrebbe valere a fronte di un aumento dei prezzi del 3% circa 5-6 miliardi, cifra questa che comprende però i 600 milioni già previsti per il blocco deciso dal precedente Governo per le pensioni più alte. Un blocco totale della perequazione era stato deciso dal Governo Amato nel 1992.
STRETTA ANZIANITÀ: si studia un aumento delle quote età contributi (adesso a 96 per i dipendenti con un minimo di 60 anni) per arrivare a quota 100 nel 2015 ma soprattutto è in atto una «battaglia» sulle anzianità con 40 anni di contributi (adesso è possibile uscire a qualsiasi età). Su queste ultime si studia un aumento della soglia minima di contributi oltre i 40 anni (a 41-43).
AUMENTO ALIQUOTE PER AUTONOMI: si studia la riduzione delle disparità esistenti tra le diverse aliquote contributive. È probabile un aumento di quelle dei lavoratori autonomi, adesso ferme al 20-21%. L'aumento sul quale si ragiona è di due punti percentuali per un entrata aggiuntiva nel 2012 nelle casse dell'Inps pari a circa 1,2 miliardi.
AUMENTO ETÀ VECCHIAIA DONNE PRIVATO: si ragiona su un anticipo dell'aumento dell'età di vecchiaia delle donne nel settore privato. Al momento il percorso per arrivare da 60 a 65 anni parte nel 2014 per concludersi nel 2026 ma si studia un adeguamento «accelerato» con una partenza nel 2012 e la conclusione nel 2016 o al massimo nel 2020.
ESTENSIONE CONTRIBUTIVO PRO RATA A TUTTI: è il cavallo di battaglia del ministro del Welfare, Elsa Fornero. Estendere il contributivo pro rata anche a coloro che hanno ancora il retributivo (chi ha cominciato a lavorare prima del 1978) è una questione di equità anche se non porterebbe risparmi immediati.
LOTTA A PRIVILEGI : (con contributo solidarietà). È probabile che si metta in campo un contributo di solidarietà per i pensionati dei fondi che in questi anni hanno garantito privilegi agli iscritti e che sono in perdita (elettrici, telefonici, dirigenti ecc). Sembra di nuovo esclusa invece l'ipotesi dell'anticipo al 2012 dell'adeguamento dell'età pensionabile all'aspettativa di vita adesso previsto per il 2013.

PRONTA LA SQUADRA PER LA MANOVRA La squadra di super esperti, che dovrà lavorare alla messa a punto degli interventi per il risanamento del bilancio e la spinta dell'economia, è ora al completo. Oltre alla prima fila, rappresentata dai ministri, tasselli importanti sono stati fissati ieri con le nomine dei sottosegretari. Al Premier-economista, Mario Monti, al ministro delle attività produttive, Corrado Passera, e al ministro del Welfare, Elsa Fornero, si affianca ora una task force di super-esperti economici. Dal bilancio, al fisco, dal lavoro alle privatizzazioni, fino allo sviluppo nessun settore appare scoperto Il nodo dei conti pubblici è ineludibile. Così, al fianco del premier Monti che mantiene l'interim sul ministero dell'Economia, arriva il vice-ministro Vittorio Grilli. È certamente un guardiano dei conti, in grado di dialogare con l'estero. L'ultimo suo incarico è quello di presidente dell' Economic Financial Committee, l'organismo degli sherpa che collabora strettamente con i ministri finanziari europei. Ma come direttore generale del Tesoro ha avuto il compito di monitorare e gestire il debito pubblico, dalle aste agli spread. È stato poi Ragioniere generale dello Stato, ed ha quindi una visione complessiva sulle spesa pubblica. Sul fronte del fisco l'uomo chiave è invece Vieri Ceriani. Viene dalla Banca d'Italia dove ricopriva un ruolo chiave proprio nel controllo del settore della finanza pubblica. Ma è stato tra i registi della riforma fiscale del 1996 targata Vincenzo Visco. Il suo standing istituzionale emerge chiaramente dal fatto che è stato proprio il più acerrimo «nemico» di Visco, l'ex ministro dell'Economia Giulio Tremonti, a chiamarlo per guidare il tavolo più importante di riforma, quello per lo studio delle agevolazioni tributarie e assistenziali. Sarà suo il compito di ridurre le agevolazioni facendo scelte, senza avanzare con tagli lineari. Non meno conosciuto, nel settore dei conti pubblici, è Gianfranco Polillo, un vero esperto di bilancio dello Stato, che ha guidato l'ufficio studi della Camera, ha poi collaborato con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, quindi con una task force economica di Palazzo Chigi ed è ora consigliere economico del presidente del gruppo parlamentare Pdl alla Camera. Ma nei ruoli chiave ci sono anche Michel Martone, giovane vice ministro del ministero del Welfare. Mentre Elsa Fornero si occuperà di pensioni, spetterà a lui affrontare i nodi che riguardano il lavoro, avviando il confronto con i sindacati anche sui nodi spinosi delle tutele, per favorire certezze imprenditorali ma anche per superare la precarietà occupazionale di giovani e donne. Se la mission è quella della crescita è chiaro che Corrado Passera, neo ministro alle attività produttive, punta a rivitalizzare l'economia facendo tesoro dell'esperenzia alle Poste prima e in Banca Intesa poi. La dotazione di infrastrutture è certo una delle carenze storiche del Belpaese: sarà questo il compito del «vice-ministro» Mario Ciaccia che lasciato il ruolo di amministratore delegato di Banca Infrastrtture Innovazione e Sviluppo. E la collaborazione tra pubblico è privato sarà certo la strada che percorrerà.

ARRIVA ORGANISMO DI CONTROLLO Pareggio di bilancio in costituzione e organismo indipendente di controllo sui conti pubblici: questi due impegni, ribaditi mercoledì scorso dal premier Mario Monti con la commissione Ue e con Merkel e Sarkozy, si concretizzano. Infatti sono previsti dal nuovo testo di riforma dell'articolo 81 della costituzione portato in aula alla Camera dal comitato ristretto. Il sì dall'Assemblea di Montecitorio arriverà domani mentre per il Senato è previsto un iter rapido. La costituzionalizzazione del rigore finanziario, prevista dal Patto Europlus dello scorso marzo, è diventato ancora più cogente ora che l'Italia vuole convincere i partner Ue che la strada imboccata non è reversibile e non dipende da uno o un altro governo. Ciò può convincere la Germania ad aprire a strumenti come gli Eurobond o un ruolo più forte del Fondo salva-Stati (Efsf). Il nuovo articolo 81 della Costituzione prevede che «lo Stato assicura l'equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico». «Il ricorso all'indebitamento - precisa poi il testo - non è consentito se non al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e previa autorizzazione delle Camere, adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, e al verificarsi di eventi eccezionali». La novità principale è l'introduzione di un «organismo indipendente» di controllo dei conti pubblici. La riforma demanda ad una legge ordinaria di attuazione alcuni futuri compiti, tra cui «l'istituzione di un organismo indipendente presso il Parlamento al quale attribuire dei compiti di analisi, verifica e valutazione in materia di finanza pubblica, con organizzazione e funzionamento disciplinato dalle Camere». Ciò ha fatto storcere il naso a molti deputati che hanno visto un depauperamento del ruolo del Parlamento. Tutti i dati che emergeranno dal nuovo organismo, ha sottolineato il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, «non saranno di proprietà del Parlamento, ma del Paese e dell'Unione europea. Queste son verità nuove della nostra vita amministrativa a cui dobbiamo abituarci». Una polemica ha riguardato la Corte dei Conti. Il presidente Luigi Giampaolino ha inutilmente chiesto, in una lettera, che fosse mantenuto il compito affidato alla sua Corte dal precedente testo della riforma, quello di poter sollevare il conflitto di attribuzione presso la Consulta per le leggi non coperte.

Da : www.leggo.it

martedì 29 novembre 2011

BIMBO DI TRE ANNI UCCISO DAL PADRE IN FRANCIA

Orrore in Francia, il padre uccide il figlio di tre anni mettendolo nella lavatrice

Il padre di un bambino di tre anni decide di punirlo per un brutto comportamento tenuto all'asilo mettendolo nella lavatrice e accendendo la macchina

 

Nella cartina di Google maps indicato con la lettera A il paesino dov'è avvenuto il fatto, 

a circa 65/70 km da Parigi

 

Orrore in Francia, qualcosa che solo nei più scioccanti film frutto di fantasia è possibile immaginare. Nella realtà, invece, la violenza sui minori è capace di arrivare a punte di follia incredibili, ma questa volta quello che è accaduto supera ogni immaginazione e lascia sgomenti a interrogarsi come sia possibile ciò che è accaduto.
 

Germigny-l'Evêque, paese nella provincia di Senna e Marna. Un bambino di appena tre anni compie un gesto sciocco e imprevedibile come qualunque bambino di quella età può commettere. Preso dall'invidia, o magari pensando solo a uno scherzo, getta il disegno fatto da un compagno di asilo nel gabinetto della sua scuola. L'insegnante avverte i genitori, inconsapevole di cosa avrebbe scatenato questa comunicazione.


Bastièn, così si chiama il piccolo, deve subire un punizione per il gesto che ha compiuto all'asilo: così decide il padre. Nella sua totale follia, il genitore lo spoglia, lo chiude nella lavatrice e accende la macchina. Il piccolo muore dopo poco, nell'indicibile tormento. La madre non è in casa: quando torna, trova il figlio morto. Insieme al marito, decidono di mascherare l'accaduto e denunciano alle autorità che il bambino è morto cadendo dalle scale. Ci vorrà poco per ricostruire l'accaduto. Il padre viene arrestato per omicidio su minore di età inferiore a 15 anni, la madre per non aver prestato soccorso al figlio.
L'epilogo di una storia che rimarrà impressa nell'opinione pubblica per lunghissimo tempo.

 

Da yahoo notizie - 29/11/2011

Monti è soddisfatto della nuova squadra, "snella e forte", che ha "la cifra della competenza".

Monti: 'Squadra snella e forte, governo sarà trasparente'

Cerimonia di giuramento dei sottosegretari: 'Impegno per uscire da situazione molto difficile' 

  Ansa - 29/11/2011

 

ROMA - "Se faremo un buon lavoro aiuteremo l'Italia ad uscire da un momento difficile". Questo l'auspicio espresso dal presidente del Consiglio Mario Monti ai neo sottosegretari al termine del loro giuramento, in un breve discorso in cui, seppur con il suo solito tono compassato, ha risposto a tutte le polemiche, come quella di un conflitto di interessi da parte di alcuni membri del governo. Monti ha ammesso di aver impiegato "più tempo del consueto" per scegliere i sottosegretari, ma ciò non è avvenuto per la sua indecisione, come hanno accusato alcuni giornali, ma per la "condizione di emergenza" che lo ha portato a essere impegnato "di giorno e anche di notte" nei contatti con i partner europei e nella elaborazione delle "linee di una complessa politica economico-sociale" che sarà varata il 5 dicembre. Comunque Monti è soddisfatto della nuova squadra, "snella e forte", che ha "la cifra della competenza".

E a dimostrazione di ciò il premier ha raccontato di aver "esercitato di persona" la propria "forza di persuasione e di convinzione" nei riguardi di diversi ministri e sottosegretari, che divenendo componenti del governo "hanno rinunciato a trattamenti economici" assai migliori. E qui Monti ha replicato alla seconda polemica: "Attenti a parlare di conflitto di interessi, saremo di un'assoluta trasparenza". "Chi nella società civile - ha aggiunto - ha avuto delle competenze e ha fatto la scelta di entrare nel Governo, non lo ha fatto per trascinare le esperienze passate"; semmai va apprezzata la "''disponibilità generosa" da parte dei componenti dell'esecutivo. Ed è sbagliata anche la polemica sollevata da alcuni esponenti del centrodestra verso la scelta di Giampaolo D'Andrea come sottosegretario ai rapporti con il Parlamento, ruolo già ricoperto con il governo Prodi. "Per i sottosegretari ai Rapporti con il Parlamento ho offerto alle forze politiche di scegliere o una personalità di esperienza parlamentare o una di alta valenza tecnica: una ha optato per il primo criterio, una per il secondo. Rispetto entrambe le soluzioni".

Ma al di là di questo Monti ha invitato a guardare lo scopo del suo governo e le sfide che dovrà affrontare: quella appunto di "lavorare" per "fare uscire l'Italia ma una situazione molto difficile". Quella economica, ma anche quella politica, nel senso che il suo esecutivo di "impegno nazionale" è "a servizio con umiltà del Parlamento e delle Forze politiche" per aiutarle superare clima di contrapposizione esasperata. Che il suo governo non possa contare su una maggioranza politica, Monti lo ha detto anche ai sottosegretari: ricordando che la fiducia in Parlamento gli è stata data da partiti che fino ad oggi "erano in perenne dissenso su tutto"; ora essi fanno uno "sforzo a sostenere il governo senza guardarsi tra loro" e questo, ha detto Monti "é uno sforzo che apprezzo". In ogni caso il rapporto con tutti i partiti, anche se non ci saranno vertici di tutti i leader, sarà "essenziale".

domenica 27 novembre 2011

MONTI - NUOVE TASSE E NUOVI TAGLI IN ARRIVO !

Monti accelera, prime misure anti-crisi il 5

Si prevede una manovra correttiva da 13 mld, con un mix di nuove tasse e di tagli alla spesa

Ansa - 27 novembre, 08:38
ROMA -  Il primo pacchetto di misure anticrisi sarà all'ordine del giorno di un cdm che sarà convocato per il 5 dicembre. Lo si apprende da fonti del tesoro. Oggi (ieri, 26/11, ndr.) il presidente del Consiglio Mario Monti ha presieduto un vertice interministeriale per fare il punto sulle misure da varare per il risanamento e la crescita che, dunque, arriveranno sul tavolo del Cdm il 5 dicembre.
FINI: SI VOTERA' A FINE LEGISLATURA CON NUOVA LEGGE - ''Gia' entro la prossima settimana arriveranno i provvedimenti noti'': lo annuncia il presidente della Camera Gianfranco Fini che, in un'intervista al Gr3 Rai sostiene, riferendosi ai tempi del governo, precisa: ''non c'e' nebbia ma la necessita' di fare le cose bene e non solo in fretta, per cui serve qualche giorno''.
''Credo si tornera' a votare a fine legislatura con una nuova legge elettorale, perche' e' impossibile difendere quella attuale. Ne sono convintissimo, sara' molto difficile revocare la fiducia a questo Governo'' ha aggiunto.
''Non so chi avra' il coraggio di dire che va bene, perche' c'e' l'impossibilita' per gli elettori di scegliere il proprio eletto'' ha detto.
 Quanto al Governo, ''non vedo come una forza politica responsabile possa presentarsi agli elettori dicendo che lo ha fatto cadere perche' non era d'accordo su un provvedimento''. ''Monti deve avere la maggioranza sui provvedimenti, e la natura di questa maggioranza e' tale che il confronto sara' molto approfondito. Sono convintissimo che nessuno revochera' la fiducia''.
BERSANI: SOSTEGNO A MONTI MA PD DIRA'SUA SU RIFORME - Il Pd sosterra' con impegno e convinzione il governo Monti perche' al momento e' l'unica strada per uscire dalla crisi. Ma sa bene che il nuovo esecutivo non realizzera' ''al 100 per cento'' tutte le cose messe in cantiere dal partito. Cosi', di fronte ad una platea legata al mondo delle piccole imprese, lancia l'idea di un ''nuovo patto sociale'' basato su alcune scelte ''strategiche'' per tentare di ''salvare il paese''.
Il segretario del Pd Pierluigi Bersani, sceglie la Conferenza nazionale per le piccole imprese organizzata dal partito a Monza, per rimarcare l'indipendenza dei Democratici, anche in termini di contenuti, dal governo ''di impegno nazionale'' che comincia ora a muovere i primi passi. ''Noi - spiega Bersani - siamo in attesa che l'Esecutivo faccia le sue proposte''. Ma intanto, avverte, porteremo avanti le nostre gia' depositate in Parlamento che ''non sono da buttare via se si vogliono mettere nelle misure l'equita' e la crescita''. Poi, insieme a Enrico Letta e Vasco Errani, indica un elenco di priorita': dal risolvere l'emergenza sul credito, al fatto che ogni nuova riforma, soprattutto fiscale, dovra' puntare all'equita' e al riequilibrio sociale.
CASINI: SU SOSTEGNO A MONTI FUTURE ALLEANZE - ''Per le alleanze future valuteremo dal modo di rapportarsi sulle questioni economiche e sociali al governo Monti''. Lo ha affermato il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini che ha ribadito: ''in base al sostegno al governo Monti si delineeranno i prossimi schieramenti elettorali''.